Il forte di Col Piccolo era uno dei numerosi baluardi difensivi costruiti a cavallo tra 1800 e 1900 e potenziati poi in occasione della Prima Guerra Mondiale nel territorio comunale di Vigo di Cadore. Altri esempi di questi sistemi difensivi erano Col Tagliardo, Col delle Rive, Col Pelos e il più grande appostamento militare di Col Ciampon. Tutte queste strutture militari appartenevano al sistema difensivo chiamato Fortezza Cadore-Maè e avevano il compito di controllare ed eventualmente bloccare le possibili avanzate nemiche dalla Valle dell’Ansiei, dal Passo della Mauria e da Santo Stefano di Cadore. Nel 1899 venne approvata la costruzione del forte di Col Piccolo e fu preventivata una spesa di L. 1.350.000.L’opera è stata costruita tra il 1904 e il 1911. La batteria corazzata era orientata verso Nord-Ovest e presentava nel senso della lunghezza le misure e gli intervalli di quella più moderna del Monte Tudaio (circa 30 m), mentre la larghezza invece appariva minore (circa 20 m), permettendo la dislocazione delle riservette sul rovescio, al di là del corridoio centrale, dove erano state aperte delle finestre di aerazione. Tramite una breve scalinata si accedeva ai laboratori e ai depositi delle munizioni. Davanti a questi locali si apriva un cortile interno protetto da un muretto con feritoie per fucilieri, partendo dal quale una scala sotterranea percorreva originariamente tutto il costone Ovest del colle, sino a sbucare a lato di una caserma. Per chi entrava dal cortile, a sinistra erano collocati i laboratori ed una riservetta era invece situata 40 m più in basso, raggiungibile attraverso un pozzo circolare di circa 80 cm di diametro, dotato di una scala a pioli in ferro. Il deposito delle polveri era stato ricavato nella roccia sottostante, spostato a Nord rispetto ai laboratori, e ad esso si accedeva tramite delle gallerie che sboccavano sui fianchi della casermetta situata a metà colle, ad Est della batteria. In cima all’altura, davanti alle cupole, era stato realizzato un camminamento sotterraneo con feritoie per fucilieri, alla cui estremità Ovest era collocata una postazione per mitragliatrice rivolta anch’essa verso il nodo di Tre Ponti. Nel 1910 fu allacciato all’acquedotto del comune di Vigo. Dopo i dubbi iniziali, venne deciso di installare cupole pesanti e non quelle leggere. Il collaudo della batteria fu eseguito il 17 e 18 giugno 1911 quando i cannoni spararono verso la Forcella Scodavacca e la Val de Pena. Sul fianco destro la batteria controllava l’accesso in Val Piova dal Comelico attraverso le numerose forcelle esistenti (per esempio Forcella Ciadin Alto e Forcella Starezza), e dalla Val Frison attraverso Forcella Camporosso e Colròsolo. A sud batteva le posizioni delle Stabiere (Passo della Mauria), lo sbocco della valle del Cridola, lo sbocco della Val Pra di Toro, la strada militare che si snoda per numerosi tornanti da Lorenzago a Vallesella, la strada Ponte Nuovo-Lozzo-Domegge, lo sbocco della Val Longiarin presso Lozzo, e, più lontano ancora, lo sbocco della Val d’Oten presso Calalzo. Il 26 maggio 1915 venne assegnato un parco fotoelettrico al forte. Il forte di Col Piccolo, rimasto pressoché inutilizzato per l’intera durata del conflitto, è stato abbandonato nel 1917. In questa occasione la popolazione, col permesso dell’Amministrazione Militare, asportò generi alimentari tra cui 250 quintali di farina bianca. In origine il forte doveva essere solo una posizione campale con cannoni su affusto d’assedio, con scudi e cingoli, ma poi si preferì costruire una batteria permanente ad un sol piano con pozzi e corridoio retrostante), magazzini munizioni e laboratori sul rovescio. All’interno del forte erano presenti armamenti principali, ovvero 4 cannoni da 149 G su cupole corazzate da 140 mm, e armamenti secondari, ovvero 3 mitragliatrici Gardner modello 1886 e 3 mitragliatrici Perino modello 1906 (le armi secondarie erano in dotazione comune con la postazione di Col Ciampon). Il 19 ottobre 1918 il forte di Col Piccolo venne fatto saltare dagli austriaci prima della ritirata. A nulla servì far notare agli austriaci la vicinanza del forte ai paesi: alle ore 11.30 ci fu l’esplosione dei 40 quintali di gelatina collocati al suo interno e gli spicchi delle corazze furono spinti ad incredibili altezze e a 500 metri di distanza, mentre enormi blocchi di cemento rotolavano verso valle. Durante la Seconda Guerra Mondiale il forte fu adibito a polveriera e presidiato da soldati della Territoriale tedesca, che vennero fatti prigionieri nell’ottobre del 1944 dai partigiani, che da quel momento occuparono il forte. Nel dopoguerra è stato adibito per qualche tempo anche a laboratorio di occhialeria (il 21 luglio 1936 il Pievano di Vigo benedisse la prima fabbrica di occhiali del Comune, avviata dal signor De Silvestro proprio nella casermetta del forte). L’impianto è l’unico in Cadore ad aver conservato fino a oggi un certo interesse militare, essendo utilizzato ancora oggi dal nostro Esercito come deposito e centro trasmissioni. Attualmente, il forte, non è direttamente raggiungibile, proprio perché di proprietà dell’Esercito, ma è percorribile il suo perimetro con poco meno di un chilometro di comoda strada forestale pianeggiante partendo dalla chiesa di Vigo.
Dati dei percorsi in breve:
-
Partenza: Chiesa di Vigo (945 m s.l.m.)
-
Arrivo: Forte di Col Piccolo -perimetro esterno (995 m s.l.m)
-
Dislivello: +50 m
-
Tempi: 20 min
- Difficoltà: T