Il Monte Tudaio è una cima alta 2.114 m s.l.m. che si trova nel territorio comunale di Vigo di Cadore. Il Tudaio non è un bel monte: gibboso e goffo, stona alquanto nel consesso delle Dolomiti. Eppure, questo monte da secoli è entrato nella storia del Cadore e anche dell’Italia, scandendone le tappe di pace e guerra, di lavoro e di fame. Poco sotto la sua sommità si trovano i resti del Forte Tudaio, una fortificazione italiana costruita ai tempi della Prima Guerra Mondiale per prevenire attacchi da parte delle truppe austro-ungariche lungo la Val d’Anisei o dal Centro Cadore. Proprio una casermetta dello storico forte è stata recentemente convertita a bivacco permanente, dedicato ad una figura storica dell’alpinismo di Vigo: Luigi Da Rin Chiaurei, avvocato originario di Piniè, frazione dalla quale inizia l’ascesa al Tudaio, ma soprattutto pioniere dell’alpinismo locale.
Il Monte Tudaio ha rappresentato nella storia uno dei primi contrafforti delle Dolomiti, grazie alla sua posizione che gode di un ottimo panorama a 360° che spazia dall’Alta Val Piave alla Val d’Ansiei, mostrando le cime più belle, dal Cridola alle Marmarole, fino alle Tre Cime di Lavaredo e al Peralba. Sulla cima del monte si trovano i resti del maestoso Forte Tudaio e qui, ancora oggi, chi sale può toccare con mano e respirare l’atmosfera di una guerra preparata e mai combattuta, di un’egemonia militare fortissima, che fa quasi dimenticare l’altrettanto storia “civile” del monte, che con i suoi prati e boschi per secoli ha sostenuto la vita delle genti di Vigo, Laggio, Pelos e Piniè (il fieno del Tudaio era molto diverso dal fieno di fondovalle), fino al 1908, anno in cui sono arrivati i militari per iniziare la costruzione della mulattiera che tornante dopo tornante giunge fino al forte corazzato in cima al monte. Questo forte non costituisce un “unicum”, ma anzi fa parte di un apparato militare molto esteso e snodato sia nel paese di Vigo e frazioni, sia nei paesi vicini, che insieme garantivano il totale controllo di tutti i fondivalle circostanti (Auronzo, Comelico e Centro Cadore). In particolare, il compito dell’appostamento di Monte Tudaio era quello di proteggere la Batteria di Col Piccolo a Vigo, posta sopra al paese, dalle offese provenienti dall’altopiano di Danta, dalla Val Ansiei, dalla Val Piave, dalla Val Piova e dal Passo della Mauria. Il Cav. Ferdinando Pecco, ufficiale del Genio Civile nativo di Ivrea, è l’uomo che più di tutti ha legato il suo nome a gran parte degli impianti fortificatori cadorini nel periodo 1905-1911, a partire dal progetto della Batteria di Col Piccolo alla costruzione del forte e della strada militare di Col Vidal, fino ad arrivare alla progettazione e costruzione della strada militare di Monte Tudaio. Per costruire questi giganti d’alta quota si sono sfruttati ingegneri, artiglieri, maestranze locali, molto spesso donne, assicurando ad una popolazione economicamente esausta una sorta di rimedio all’emigrazione all’estero. Anche la tecnologia è stata determinante nell’assemblare corazze di acciaio e nichelio affondate nel cemento armato, contribuendo al trasporto di materiale con ingegnose teleferiche. Sono ancora visibili i resti della stazione d’arrivo della maggiore delle tre teleferiche del forte.
Il forte di Monte Tudaio si presentava maestoso e di notevole ampiezza. La mulattiera militare arriva all’entrata del Forte; questa, è preceduta da un piccolo corpo di guardia, oggi Bivacco del CAI Vigo di Cadore “Luigi Da Rin Chiauriei”, oltre il quale una galleria di lunghezza 30 m immette nel perimetro fortificato. L’opera, realizzata tra il 1911 e il 1915, era distribuita su tre piani. Il più basso, dotato di un deposito munizioni ed un magazzino viveri, controllava con un lungo muro difensivo l’accesso alla cima dal sentiero dei “Mede”, via alternativa ed esistente precedentemente rispetto alla strada militare. Il piano intermedio ospitava il casermone ed i laboratori, mentre la parte più elevata conteneva la batteria corazzata, ovvero il cuore dell’impianto. Questa era formata da un blocco di cemento a forma di “U” rovesciata, con 4 pozzi per cannoni da 149-A protetti da cupole corazzate Armstrong del peso di 180 quintali, che potevano disporre per l’aggiustamento del tiro di un osservatorio sul colle soprastante. Il perimetro fortificato, protetto da una triplice cinta difensiva, avrebbe dovuto permettere a circa 200 uomini una resistenza ad oltranza, anche in caso di completa invasione nemica del Cadore. Fin dai primi giorni della Grande Guerra però, il forte fu tagliato fuori dal vivo delle operazioni, perché troppo lontano dal fronte. Divenuto di nuovo importante in seguito alla ritirata di Caporetto, entrò in azione sparando molti colpi sulle truppe austriache giunte ad Auronzo e a Santo Stefano di Cadore. La guarnigione abbandonò l’opera dopo un sommario sabotaggio e un anno dopo, tra il 18 e il 26 ottobre 1918, al momento di ritirarsi, gli austriaci lo distrussero meticolosamente, sebbene con notevoli difficoltà. Il forte di Monte Tudaio, e le tante strutture complementari del circondario, trasformato in un ammasso informe dagli austriaci, nel Dopo Guerra ha offerto un’altra occasione di lavoro e guadagno per qualche famiglia locale, elargendo per molti anni i resti delle sue strutture e delle sue corpose dotazioni, come anche lavorazioni molto pericolose come la manipolazione ed il disinnesco dei proiettili. I lavori di recupero delle granate del forte sono stati ripresi dopo la Seconda Guerra Mondiale, nel 1947. Negli ultimi anni del 1900, a seguito del posizionamento delle antenne per le telecomunicazioni nei pressi del forte, sono state rinvenute altre granate, fatte brillare in sicurezza dall’Esercito. Le ultime 8 sono state recuperate nel 2021.
Per raggiungere la cima di questo monte, oggi esistono due vie che partono entrambe dal parcheggio presso il ristorante “Pino Solitario” a circa 878 m s.l.m., in località Piniè nel Comune di Vigo di Cadore:
-
La prima strada è quella classica che segue l’antica strada militare (sentiero CAI 339) costruita tra il 1909 e il 1912, e tramite la quale sono stati trasportati i cannoni sulla sommità, che dopo 35 tornanti lungo il versante orientale si raggiunge la vetta. Questa via non presenta particolari difficoltà di percorrenza, ma il dislivello risulta piuttosto elevato. Per raggiungere la cima sono necessarie circa 4 ore per una lunghezza di 8,2 chilometri, superando un dislivello pari a 1260 metri. Percorrendo questo itinerario si possono vedere tutti i luoghi che contribuivano alla vita del forte: i ricoveri militari, il forno del pane, le vasche di raccolta d’acqua, le fortificazioni di Col Muto (grande galleria realizzata tra il 1916 e il 1917 come alternativa al forte, la quale, dopo aver attraversato tutto il colle, sbocca in 4 cannoniere affacciate sul Comelico e sulla Val Ansiei), e i segni delle baracche.
-
Alternativamente esiste una seconda via, detta “Sentiero dei Mède” (dal termine “mède” cioè gli antichi cumuli di fieno con caratteristica forma) costituita da un sentiero attrezzato della durata di circa 4 ore, che si presenta fin dal suo inizio ben irto. Si attraversa l’alveo del torrente in secca Ciariè e l’omonima valle, e poi ci si dirige verso la cima sfruttando la parete meridionale del monte. L’itinerario si svolge in un ambiente di selvaggia bellezza, sempre salendo per ghiaioni e pini mughi, e offre panorami straordinari sulle Dolomiti di Auronzo e del Cadore. Sul percorso ci sono cinque tratti attrezzati piuttosto semplici. Sono stati approntati per aiutare il superamento di alcuni tratti rocciosi e come “supporto” dove la traccia del sentiero si fa molto esposta.
L’ideale, valutando sempre bene le proprie condizioni fisiche e la propria preparazione sportiva, è fare un’escursione ad anello salendo per il “Sentiero dei Mède” e scendendo per la strada militare.
Dati dei percorsi in breve:
-
Partenza: Ristorante Chalet Pino Solitario (878 m s.l.m.)
-
Arrivo: Forte/Monte Tudaio (2114 m s.l.m)
-
Dislivello positivo: 1236 m
-
Tempi: 4 ore per la salita (per il “Sentiero dei Mède e per la mulattiera), 2.5 ore la discesa per la mulattiera (CAI 339). Non è consigliato il “Sentiero dei Mède” per la discesa
- Difficoltà: EE/EEA
Per informazioni aggiuntive sulla storia del Forte di Monte Tudaio e le numerose strutture complementari del circondario si consiglia la lettura del volume “1915-1918 Grande Guerra in Cadore – Forte corazzato di Monte Tudaio” di Giovanni de Donà e Giuseppe Teza (2023), dal quale sono inoltre prese la maggior parte delle informazioni di questa pagina.